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2006 A PASSEGGIO PER LA VITA. PAESAGGI, UOMINI, CARLINI.
 

 

 

 

 

 

Maria Luisa Simone presenta, qui a Fortunago, opere importanti e significative.

Una rassegna dei temi maggiormente trattati, nella sua ricca esperienza pittorica.

La scelta di una chiave interpretativa espressionistica restituisce liricità intensa ed emozioni forti a chi guarda le sue opere.


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pagina nazionale dell'Arte del Corriere della Sera

 

INTERVISTA A MARIA LUISA SIMONE. A CURA DI ANTONELLA BRUNI

 

 

 

 

 

Intervista a Maria Luisa Simone.
A cura della giornalista Antonella Bruni.

Maria Luisa Simone, nata a Pavia, ha tenuto mostre personali in tutto il mondo, dalla Germania al Canada, dalla Polonia all'Olanda. Le opere degli ultimi anni che riassumono le sue numerose e varie esperienze figurative sono ora presentate al Comune di Fortunago.

Accogliente e talvolta misteriosa ci appare la sua poetica che coinvolge, come dice il titolo dell'esposizione, paesaggi, uomini e carlini , protagonisti che si alternano nelle composizioni come in pagine di contemplazione e di rivisitazione formale.

Abbiamo rivolto alcune domande alla pittrice . Dopo tanti itinerari perché una mostra a Fortunago?

Quando si esce dall'autostrada a Bereguardo, si percorre qualche chilometro e appare la maestosa cupola del Bramante, la cattedrale di Pavia; mi sembra assistere a un miracolo. Un corpo austero proiettato verso il cielo con una lineare soavità. Questa è la mia città, Pavia. Sono nata qui; mio padre dirigeva la cancelleria del Tribunale. I ricordi si affollano: San Pietro in Ciel d'Oro, San Michele, la strada medioevale che percorrevo per recarmi al Liceo Musicale. Il Palazzo Vistarini, in cui vi erano diverse abitazioni, era la mia residenza. Camere con molto verde e oro, un grande parco con gazebo da cui si vedeva il Ticino. E la campagna intorno, le viole, le risaie rilucenti e su fino alle colline dell'Oltrepò; ho sentito da sempre un legame con questo territorio ampio e variato da tante apparizioni, quasi un intrecciarsi di realtà e leggenda.

Poi la vita l'ha portata lontano.

Sì, ma pur abitando a Milano, penso sempre a qualche particolare del Pavese. I fine settimana sono regolari e le pause di soggiorno condizionate dalle stagioni. Amo in particolare l'autunno, le sue accensioni di rossi e di arancio, giallo e terra scura. Dopo un lungo viaggio ritorno a Montesegale, a casa. Incomincio a fare schizzi che mi serviranno nei mesi prossimi e comincio a osservare i miei carlini. Questi cagnolini che mi deliziano sono una sorta di avvio emotivo per accostare il paesaggio. Con più sottili riferimenti ottici e, diciamo pure, sentimentali. Le colline che si stagliano sonnacchiose nella valle dell'Ardivestra, i monti più severi di Costa Cavalieri fino a Cosa Pelata. Ed è in questo viaggio dell'anima che si incontra Fortunago, nobile nella sua semplicità, un luogo dove esiste un racconto oltre le mura, tramandato di stagione in stagione. Il canto degli uccelli è la colonna sonora di questo spettacolo; gli alberi e i fiori la cornice.

Ha mai sentito la necessità di mostrare agli abitanti di queste valli il risultato delle sue meditazioni figurali?

Diverse sono state le mie personali nel Castello di Montesegale, invitata dall'amico Ruggiero Jannuzzelli, alternate a quelle a Milano, a Parigi, a Colonia e nei tanti paesi dove ho esposto. Le mie personali sono più di trecento. Durante l'inverno, quando sono nel mio studio di piazza Mirabello a Milano, mi sembra di essere a Parigi, nella piazzetta Fürstenberg dove aveva studio Eugène Delacroix. Guardo la tela e vedo le acacie fiorite, bianche, grevi di petali, dell'Oltrepò. Questa continua ricerca di terreni intonsi mi riporta la scoperta che feci del Kenia, negli anni Settanta.Quando trovo un ciuffo di erbe scure, mi assale il ricordo della vegetazione della Groenlandia, l'ultima Thule. Ora in questa placida piazza, con l'edificio rosa che mi ospita, assisto a un altro racconto dell'Oltrepò. Una fontana allegra dona le sue acque ai passanti e inizia un racconto: c'era una volta una bambina che giocava al “mondo” davanti a San Michele di Pavia con i suoi angeli e draghi, le piaceva dipingere, e oggi è qui con le sue tele che vivono in questo bel paese, nell'estate del 2006. Per i cinesi questo è l'anni del Cane, quindi è il mio anno.

E ci sono altri ricordi?

Un altro legame con l'Oltrepò è stata la mia lunga amicizia con Luciano Bernini, allevatore famoso di collies , che aveva prodotto dei “pastori scozzesi” diventati campioni in Inghilterra.
Luciano aveva una casa a Rivanazzano e allevava a Rocca de Giorgi. Quante ricorrenze festive in quella casetta con i carlini, collies , pincher . Il pranzo di Natale durava molto a lungo, fino allo spegnersi del sole dietro la montagna innevata. Il gatto aspettava paziente il suo piatto festivo dietro al vetro della cucina, poi incominciava a far luce il bianco della neve. Non tanto lontano ci aspettava Franca Simondetti, un'amica allevatrice che aveva il suo rifugio vicino a noi. Mi chiedeva sempre perché non usavo come studio la sua casa, era simpatica, ornata di cactus, il suo cane, Budino, l'aspettò più giorni al casello di Casei Gerola, invano; Franca aveva lasciato la vita in un incidente stradale.
Quante risorse di storia, di bellezza, di tranquillità, di pensiero in questo territorio fecondo; oltre il vino famoso nel mondo, da tempo è divenuto una meta e un rifugio per gli amanti della natura e dell'arte.

Antonella Bruni

 

 

 

 

 

 

IL TESTO DI RAFFAELE DE GRADA

 

 

 

 

 

 

Per Maria Luisa

Non mi è capitato spesso di scrivere di Maria Luisa Simone che è mia moglie; sono ancora devoto a quella specie di pudore dei vecchi tempi per cui bisogna rinunciare a far prevalere i sentimenti sulla obbiettività.

Ne accenno ora poiché Maria Luisa espone a Fortunago, uno dei paesi nobili dell'Oltrepò che abbiamo scoperto insieme e che accoglie le sue opere dipinte nei più vari luoghi come in una rassegna di memoria e di partecipazione che non si è mai interrotta.

Maria Luisa racconta qui i motivi del suo attaccamento al territorio pavese da un'infanzia di guerra che è diventata mitica. Ma veniamo a tempi recenti; grazie all'ospitalità cordiale di amici e a quella casetta che ci fu prestata da Ruggiero Jannuzzelli, l'Oltrepò pavese è diventato la nostra seconda residenza, sempre più frequentata via via che Milano si è trasformata in una specie di grosso sobborgo americano senza prospettive.

Superfluo fare l'elogio dell'Oltrepò, ma non temo di sbagliare se dico che Simone ha saputo fare riudire il canto degli uccelli nelle sue siepi vibranti di colori accesi e anche intonati secondo i principi armonici dell'arte; ha reso con studiata commozione questi colli che ci fanno sentire il mare non tanto lontano. È una pittura toccata con profonda sensibilità, talora fascinosa, che ha secondo me il merito di una sedimentazione culturale moderna che non impaccia l'istinto naturale dell'immediata commozione animata dalle cose vere.

Un esempio probante sono i suoi piccoli cani, i carlini. Maria Luisa alleva questi deliziosi molossoidi da più di trentacinque anni; sono venuti a far parte importante della sua vita e li dipinge con lo stesso scrupolo con cui potrebbe farsi un autoritratto. E anche qui vi è una immersione nel contesto della natura. Da sempre l'arte è la proiezione di se stessi, oltre il muro d'ombra in cui appaiono le cose in natura.

La vita nella campagna dell'Oltrepò invita a queste intuizioni, a questi ripensamenti che Maria Luisa ha fatto suoi; motivi ricorrenti e rinnovati ogni volta con una invenzione di spazi e colori gioiosi, gioia che dalle sue tele diviene contagiosa.

Io, che sono il suo compagno, la seguo nella sua felicità di espressione e con un po' d'invidia per la gioia che le viene dalla sua pittura e con ammirazione per la capacità di non farsi distrarre dalla noia e dalla fatuità del contemporaneo.

Raffaele De Grada

 

 

 

 

 

 

LE FOTO DELLA VERNICE

 
 
 

 


CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI FORTUNAGO

 
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